Ulivi secolari dai tronchi contorti, masserie imbiancate a calce che si stagliano contro il cielo, e un mare cristallino che lambisce chilometri di costa: la Puglia è stata per millenni un ponte tra culture, un approdo per naviganti e un crocevia di popoli. Dietro la sua bellezza solare e la sua meritata fama di paradiso balneare, però, si cela un universo di storie, misteri e tradizioni uniche, un fitto tessuto culturale che attende solo di essere scoperto.
Andare alla ricerca delle curiosità sulla Puglia significa intraprendere un viaggio che va oltre la superficie per poter esplorare un’architettura rurale senza eguali, rituali ancestrali che sopravvivono nella musica e fortezze cariche di simbolismo esoterico. Questo percorso ci porterà a scoprire l’anima più profonda di una terra che non smette mai di sorprendere.
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ToggleI Trulli
La Valle d’Itria, e nello specifico la zona di Alberobello, sono caratterizzate da costruzioni uniche al mondo, che sembrano uscite da un libro di fiabe: i trulli. Queste antiche abitazioni rurali, con la loro base cilindrica bianca e il caratteristico tetto a cono in pietra grigia, sono il simbolo della Puglia rurale nonché uno dei siti UNESCO più celebri d’Italia. Una delle prime curiosità della Puglia che incanta ogni visitatore è proprio legata alla loro origine. Sebbene la loro forma ricordi strutture arcaiche, la maggior parte dei trulli esistenti risale a un’epoca relativamente recente, a partire dal XVII secolo. La teoria più accreditata lega la loro diffusione a un astuto espediente per evadere le tasse. All’epoca del Regno di Napoli, la “Prammatica De Baronibus” imponeva pesanti tributi su ogni nuovo insediamento urbano. I conti di Conversano, signori della zona, permisero ai contadini di costruire le loro case con una tecnica a secco, senza l’uso di malta. In questo modo, le abitazioni potevano essere considerate precarie e, in caso di ispezione, potevano essere smantellate rapidamente per poi essere ricostruite.
Ma il fascino dei trulli non si esaurisce nella loro storia pratica: un altro velo di mistero avvolge i simboli esoterici, cristiani o pagani che vengono ancora oggi dipinti con la calce sui loro tetti conici, i cosiddetti “pinnacoli”. Questi segni, dal cuore trafitto alla croce, dal sole all’occhio, erano invocazioni di protezione e buona sorte, un linguaggio silenzioso che connetteva il mondo terreno a quello divino. La stessa architettura del trullo è un capolavoro di bioedilizia ante litteram: le spesse mura e l’alta cupola garantivano un eccezionale isolamento termico, mantenendo gli interni freschi d’estate e caldi d’inverno.
Le Saline di Margherita di Savoia
Spostandosi verso nord, sulla costa adriatica, il paesaggio pugliese subisce una trasformazione radicale e inaspettata. Qui si estende un “deserto bianco” di una bellezza quasi surreale: la Salina di Margherita di Savoia, che con i suoi circa 4.500 ettari, rappresenta la salina marina più grande d’Europa e una delle più importanti del Mediterraneo.
Visitare questo luogo significa immergersi in uno scenario mozzafiato. Qui, infatti, montagne di sale bianco e abbagliante sotto il sole, si ergono come cattedrali effimere, testimoni di un’attività produttiva che qui ha radici antichissime, risalenti almeno al III secolo a.C.
L’intera area è una Riserva Naturale e una zona umida di valore internazionale, un paradiso per il birdwatching. Tra le circa 250 specie di uccelli che frequentano le saline, i protagonisti indiscussi sono i fenicotteri rosa. Una delle colonie più numerose d’Europa ha scelto proprio questo habitat per nidificare, offrendo uno spettacolo indimenticabile quando centinaia di esemplari si alzano in volo, tingendo il cielo di rosa. Osservare questo popolo alato muoversi con eleganza tra le vasche salmastre, in un perfetto equilibrio tra attività umana e ciclo naturale, è un’esperienza indimenticabile.
Il mito della Taranta e la magia della Pizzica
Nel cuore del Salento, la parte più meridionale della regione, sopravvive un’eco potente di rituali pagani e credenze ancestrali: il mito del “tarantismo”, un fenomeno di isteria che per secoli ha afflitto, secondo la credenza popolare, soprattutto le donne. Si riteneva che il morso di un ragno, la tarantola licosa, scatenasse uno stato di profonda malinconia e agitazione che poteva essere curato solo attraverso la musica e la danza. Nasceva così un vero e proprio esorcismo musicale: quando una donna (tarantata) manifestava i sintomi, una piccola orchestra di musicisti si recava a casa sua e iniziava a suonare il ritmo ossessivo e incalzante della pizzica. La donna danzava per ore, a volte per giorni interi, in una trance frenetica e liberatoria, fino a crollare esausta, “guarita” dal veleno espulso attraverso il sudore e il movimento.
Questo complesso rituale, a metà tra terapia e performance, fu studiato dall’antropologo Ernesto de Martino nel suo celebre saggio “La terra del rimorso”. Oggi il tarantismo come fenomeno di massa è scomparso, ma la sua musica è più viva che mai: la pizzica è stata riscoperta e si è trasformata in un fenomeno culturale di portata globale, grazie soprattutto al festival “La Notte della Taranta” che si tiene ogni estate a Melpignano. Migliaia di persone da tutto il mondo si radunano per ballare al ritmo travolgente di questa musica, che ha saputo trasformare un antico rito di guarigione in una moderna celebrazione collettiva della vita e della cultura salentina.
Castel del Monte
Sull’altopiano delle Murge occidentali, solitario e imponente, sorge uno degli edifici più enigmatici e affascinanti mai costruiti: Castel del Monte. Voluto dall’imperatore Federico II di Svevia nel XIII secolo, questo castello è un capolavoro unico di architettura medievale e un concentrato di misteri non ancora del tutto risolti. La sua perfezione geometrica e la sua ossessione per il numero otto ne fanno una delle più intriganti curiosità della Puglia. La pianta del castello è ottagonale, e a ognuno dei suoi otto vertici si innesta una torre, anch’essa ottagonale. All’interno, otto sale trapezoidali si dispongono su ciascuno dei due piani.
La sua funzione è ancora oggi oggetto di dibattito: manca infatti delle tipiche strutture difensive di un castello medievale, come il fossato o il ponte levatoio, e non sembra nemmeno essere stata una confortevole residenza di caccia. Le teorie più affascinanti legano la sua struttura a un complesso simbolismo astronomico, matematico ed esoterico. Potrebbe essere stato un immenso osservatorio astronomico, un “tempio del sapere” o una sorta di percorso iniziatico per una ristretta cerchia di adepti. La sua forma ricorda quella della corona imperiale, e la sua posizione è studiata per creare particolari effetti di luce e ombra durante i solstizi e gli equinozi. Dichiarato Patrimonio dell’Umanità UNESCO, Castel del Monte rimane la testimonianza più alta dell’ingegno e della personalità poliedrica di Federico II, lo “Stupor Mundi”, e continua a interrogare i suoi visitatori con la sua silenziosa e perfetta geometria.
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