Sospesa tra il blu del Mar Ionio e le pendici del Monte Etna, Taormina non è semplicemente una destinazione, ma un’esperienza che incanta l’anima e segna la memoria. Da secoli, questa cittadina siciliana, adagiata su una terrazza naturale del Monte Tauro, seduce artisti, scrittori, nobili e viaggiatori provenienti da ogni angolo del globo. Figure come Goethe, che ne decantò la bellezza nel suo “Viaggio in Italia”, D.H. Lawrence, che qui trovò ispirazione per “L’amante di Lady Chatterley”, e Truman Capote, che la descrisse come un luogo magico, hanno contribuito a rafforzarne il mito. Il suo fascino risiede in un equilibrio quasi sovrannaturale tra la grandiosità della storia, la lussureggiante bellezza della natura e un’atmosfera di eleganza senza tempo. Camminare per le sue vie significa intraprendere un viaggio attraverso le epoche, dove le tracce delle civiltà greche e romane convivono armoniosamente con l’architettura medievale, i palazzi barocchi e una vibrante vita moderna. Comprendere cosa vedere a Taormina non significa solo spuntare una lista di monumenti, ma immergersi in un racconto fatto di panorami mozzafiato e di scorci che si aprono inaspettati, rivelando la sua essenza di icona del Mediterraneo.
Questa guida è pensata per accompagnarvi alla scoperta dei suoi tesori, svelandone i segreti e le meraviglie, passo dopo passo.
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ToggleCorso Umberto I: il cuore pulsante di Taormina
Ogni esplorazione di Taormina inizia e finisce inevitabilmente lungo il Corso Umberto I, la vera arteria vitale della città. Questa elegante via, chiusa al traffico per la maggior parte del giorno, non è una semplice strada, ma un palcoscenico a cielo aperto che taglia in due il centro storico, collegando le due antiche porte della città: Porta Messina a nord e Porta Catania a sud.
Passeggiare lungo il suo basolato, consumato dal tempo e lucidato da milioni di passi è un’esperienza sensoriale a 360 gradi: lo sguardo si perde tra le vetrine raffinate di boutique di alta moda, le botteghe di artigianato locale che espongono le celebri ceramiche di Caltagirone, gioielli di corallo e lavori minuziosi in pietra lavica e i caffè storici i cui tavolini invitano a una pausa per gustare una granita o un cannolo. Ma la vera anima del Corso si scopre avventurandosi nei vicoletti che si diramano come stretti passaggi che si aprono su cortili nascosti, scalinate fiorite e piccole piazze silenziose, offrendo un rifugio dalla folla che riempie le vie principali.
Il percorso è un susseguirsi di meraviglie architettoniche. Partendo da Porta Messina, si incontra quasi subito il Palazzo Corvaja, un edificio straordinario che è un vero e proprio compendio della storia taorminese. La sua torre cubica di origine araba, che fungeva da vedetta, si fonde con un corpo principale del XIII secolo in magnifico stile gotico-catalano e un’ala del Quattrocento dove si riunì il Parlamento Siciliano. Proseguendo, la via è fiancheggiata da palazzi nobiliari con eleganti finestre a bifora e trifora, testimonianze del passato glorioso della città. Verso la fine del Corso, la scenografia si apre su Piazza del Duomo. Qui si erge la Cattedrale di San Nicola, con la sua austera facciata medievale simile a una fortezza e la sua merlatura, che offre un affascinante contrasto con l’opulenza barocca di altre chiese siciliane. Al centro della piazza, la fontana del Seicento, sormontata da una centaura con in mano globo e scettro, simbolo della città, aggiunge un tocco di eleganza barocca a questo spazio solenne.
Piazza IX Aprile
A circa metà di Corso Umberto si apre uno degli spazi più celebri e fotografati del mondo: Piazza IX Aprile. Questa non è solo una piazza, ma una vera e propria terrazza panoramica che offre una vista spettacolare sulla baia di Giardini Naxos e sulla maestosa, e a volte minacciosa, sagoma dell’Etna: in questo luogo, l’eleganza e la bellezza della natura si fondono in un quadro memorabile.
Il suo nome è legato a un aneddoto storico: il 9 aprile 1860, durante una messa nel Duomo, si diffuse la voce, poi rivelatasi falsa, che Garibaldi fosse sbarcato a Marsala per liberare la Sicilia. Sebbene lo sbarco avvenne un mese dopo, i taorminesi vollero dedicare la loro piazza più bella a quella giornata di speranza. La pavimentazione a scacchiera bianca e nera, i caffè all’aperto come lo storico Wunderbar, frequentato da star del cinema e artisti, gli artisti di strada che dipingono ritratti e paesaggi: tutto contribuisce a creare un’atmosfera vibrante e sofisticata. Se ci si chiede cosa vedere a Taormina per catturarne l’essenza più pura e mondana, questa piazza è senza dubbio la risposta.
La piazza è incorniciata da edifici di grande pregio. Sul lato a monte, si affaccia la Chiesa di San Giuseppe, un superbo esempio di barocco siciliano la cui facciata concava e la doppia scalinata sembrano quasi invitare i passanti a entrare. Accanto, la ex Chiesa di Sant’Agostino, con il suo campanile gotico, oggi è sede della biblioteca comunale, ma la vera protagonista resta la vista: affacciarsi dalla balaustra significa abbracciare con lo sguardo un orizzonte sconfinato, dove il mare assume mille sfumature di blu e il profilo del vulcano, spesso innevato anche in primavera, aggiunge un tocco di sublime drammaticità. È un luogo che invita alla contemplazione, un punto di incontro tra cielo, mare e terra che rimane impresso nel cuore.
Il Teatro Antico: dove la storia incontra lo spettacolo della natura
Nessuna visita a Taormina può dirsi completa senza aver messo piede nel suo monumento più iconico: il Teatro Antico. Scavato direttamente nella roccia del Monte Tauro nel III secolo a.C. dai Greci, e successivamente ampliato e rimaneggiato in modo monumentale dai Romani, questo teatro non è solo un’incredibile testimonianza archeologica, ma anche uno dei punti panoramici più straordinari del pianeta. I Greci, maestri nell’arte di fondere architettura e paesaggio, lo orientarono a sud, verso il mare, sfruttando un’acustica naturale quasi perfetta e offrendo agli spettatori uno scenario naturale incomparabile. I Romani, più interessati alla magnificenza e a spettacoli cruenti, trasformarono l’orchestra in un’arena per i giochi dei gladiatori e le venationes, ovvero i combattimenti con animali feroci, sacrificando parte della visuale, ma allo stesso tempo amplificandone l’imponenza.
Salendo i gradoni della cavea, si percepisce il peso della storia. Dalla sommità, la vista è pura magia: la scena, ad oggi parzialmente crollata, crea una cornice perfetta attraverso cui lo sguardo spazia dalla costa calabra alle acque scintillanti della baia di Naxos, con l’imponente mole dell’Etna a dominare l’orizzonte. Questo posto ha oggi ritrovato la sua vocazione originale, infatti durante l’estate si trasforma in una location d’eccezione per concerti di star internazionali, opere liriche e il prestigioso festival del cinema “Taormina Film Fest”, offrendo emozioni che legano indissolubilmente il presente a un passato glorioso.
Le Naumachie
A poca distanza dal Corso Umberto si erge la Naumachia: questo straordinario prospetto murario in mattoni, lungo ben 122 metri e alto circa cinque, rappresenta il secondo reperto architettonico di età imperiale per dimensioni dopo il Teatro Antico. Il suo nome, che evoca grandiose battaglie navali, è in realtà frutto di un’interpretazione settecentesca dell’erudito Filippo d’Orville, il quale suppose che questo spazio potesse essere stato usato per giochi acquatici. Sebbene l’ipotesi sia stata smentita, il nome suggestivo è rimasto.
Resa completamente visibile solo nel 1943, la struttura rivela un’architettura complessa e monumentale: la parete è caratterizzata da un’alternanza di diciotto grandi nicchie a sezione semicircolare e altrettante nicchie più piccole, a sezione rettangolare e sollevate da terra, secondo un modello che ricorda i ninfei anatolici. La sua funzione era duplice e di fondamentale importanza strategica per la città. In primo luogo, fungeva da imponente muro di contenimento, creando così la spianata su cui sorgeva parte della città e del foro. In secondo luogo, le sue spesse mura servivano a contenere un’enorme cisterna d’acqua, che raccoglieva le acque provenienti da sistemi di raccolta posti più a monte, garantendo un approvvigionamento idrico costante. Tuttavia, le ipotesi sul suo utilizzo non si fermano qui: alcuni studiosi, infatti, suggeriscono che l’area antistante, con la sua pavimentazione in blocchi poligonali di pietra lavica, potesse essere utilizzata come Gymnasium, ovvero un luogo all’aperto per fare esercizi di ginnastica.
La Villa Comunale
Per chi cerca una pausa dalla folla, la Villa Comunale è il rifugio ideale. Questo splendido giardino pubblico era originariamente il parco privato di Lady Florence Trevelyan, una nobildonna scozzese che si dice fu allontanata dalla corte inglese a causa di una relazione con il futuro re Edoardo VII. Trovò il suo paradiso a Taormina, dove creò un giardino eclettico e sorprendente, unendo specie di piante mediterranee ed esotiche a originali costruzioni in mattoni e pietra lavica, note come “Victorian follies”. Queste bizzarre ed affascinanti strutture fungevano da osservatori per il birdwatching, una delle grandi passioni di Lady Trevelyan. Passeggiare tra i sentieri ombrosi della Villa è un’esperienza rigenerante, un’immersione in un’atmosfera da favola con continui scorci panoramici sul mare.
Isola Bella, Castelmola e i Castelli
L’esplorazione di questa magnifica città non si esaurisce però nel centro. Infatti, scendendo verso il mare, con la funivia o a piedi, si raggiunge l’Isola Bella, soprannominata la “Perla del Mediterraneo”. Questo isolotto roccioso, collegato alla terraferma da una striscia di sabbia che appare e scompare con le maree, è una riserva naturale. La villa che sorge su di essa, anche in questo caso appartenuta a Lady Trevelyan, è oggi un museo che racconta la storia di questo luogo incantato.
Per chi invece desidera uno sguardo diverso sulla città, un’escursione verso l’alto è d’obbligo. Una passeggiata lungo la “Salita Castello” conduce prima al Santuario della Madonna della Rocca, una chiesetta scavata nella roccia, e poi alle rovine del Castello Saraceno, che domina la città dall’alto, testimone di antiche battaglie. Proseguendo ancora più in su, si giunge a Castelmola, un borgo medievale arroccato come un nido d’aquila sopra Taormina che, con le rovine del suo castello normanno e le stradine pittoresche, offre panorami ancora più vasti e un’atmosfera d’altri tempi. È il luogo perfetto per assaporare il tradizionale vino alla mandorla, magari seduti al famoso e goliardico Bar Turrisi, ammirando un tramonto che infuoca il cielo dietro l’Etna.
Chiedersi cosa vedere a Taormina è quasi riduttivo. La vera essenza di questo luogo non risiede in una lista di monumenti, ma in un mosaico di sensazioni indelebili: perdetevi nei suoi vicoli, dialogate con la sua storia millenaria e lasciate che il suo panorama vi tolga il fiato. Taormina non chiede di essere semplicemente vista; invita a essere scoperta e vissuta in modo del tutto personale, trasformando un viaggio in un capitolo della propria storia.
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