Ostuni: cosa vedere nella città bianca

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Nel vasto e assolato panorama della Puglia, dove la terra rossa, arsa e generosa, incontra l’orizzonte infinito del Mar Adriatico, Ostuni si manifesta come un’apparizione, un’acropoli di un bianco quasi irreale che cattura la luce del sole e la riflette in ogni direzione con un’intensità abbagliante. È la “Città Bianca”, un soprannome che va ben oltre la semplice descrizione cromatica per diventare l’emblema stesso della sua identità, un faro di pietra visibile a chilometri di distanza. Questa tradizione è nata secoli fa per ragioni tanto pratiche quanto vitali: la calce viva, infatti, con le sue proprietà asettiche, non solo illuminava i vicoli stretti e ombrosi ma fungeva da potente disinfettante contro le terribili epidemie di peste, dando vita a un paesaggio urbano unico al mondo, un capolavoro di architettura spontanea.

Avvicinarsi a Ostuni significa prepararsi a un’esperienza immersiva, un viaggio che sollecita tutti i sensi e che richiede di abbandonare la fretta per abbracciare un ritmo più lento, scandito dal sole e dalle ombre che si muovono sulle sue pareti candide.

Vediamo insieme quali sono le cose da vedere a Ostuni, ma non solo come un turista, bensì come un esploratore attento all’anima di un luogo senza tempo.

Vivere la città vecchia

L’approccio migliore, quasi un rito iniziatico, è quello di dimenticare la mappa e affidarsi completamente alla curiosità. Entrare nel centro storico attraverso una delle antiche porte, come Porta Nova, significa varcare la soglia di un’altra dimensione. Ci si immerge in un delicato ricamo architettonico di stradine che si avvitano su sé stesse, di rampe di scale esterne, consunte dai secoli, che fungono da vero e proprio prolungamento dell’abitazione, di sottopassaggi e archi di controspinta che collegano le case e creano inaspettati giochi di luce. Le abitazioni, con le loro facciate immacolate, sono costruite le une sulle altre in un apparente disordine che nasconde in realtà una sapienza costruttiva secolare, pensata per difendersi dal sole cocente dell’estate e dai freddi venti invernali, creando un microclima unico.

Vivere questa esplorazione significa acuire i sensi: captare il profumo del basilico e del pomodoro fresco proveniente da una finestra socchiusa, che si mescola a quello salmastro portato dalla brezza marina, ascoltare le voci del vicinato che echeggiano tra le mura, il tintinnio delle stoviglie o ancora lasciarsi sorprendere dalla vista improvvisa di uno spicchio di mare di un blu intenso, che appare come un dipinto incorniciato tra due pareti bianche al termine di un vicolo.
Qua e là, piccole osterie nascoste in antiche cisterne e caffè con tavolini colorati invitano a una sosta, offrendo un rifugio dalla calura e un assaggio della rinomata ospitalità pugliese. Le mura aragonesi, con i loro imponenti torrioni cilindrici, abbracciano e proteggono questo mondo fatato, ricordando al visitatore il passato strategico e guerriero di una città che per secoli ha dovuto difendersi dalle incursioni saracene, e che oggi si offre invece come un simbolo di pace e bellezza disarmante.

Tra potere e fede

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Dalla vitalità quasi tribale dei vicoli, il percorso sale naturalmente, quasi per inerzia, verso i simboli del potere spirituale e civile, in un dialogo costante tra la terra e il cielo. Il punto culminante di questa ascesa fisica e simbolica è la magnifica Concattedrale di Santa Maria dell’Assunzione. Posizionata strategicamente sulla vetta, la sua facciata è un poema di pietra in stile tardo-gotico, un’eccezione elegantissima nel panorama dell’architettura locale. Ad attirare l’attenzione è il suo rosone, una vera e propria ruota del tempo teologica, tra i più belli al mondo: i suoi 24 raggi, finemente scolpiti, non sono solo un virtuosismo tecnico ma rappresentano le ore del giorno, governate dalla figura centrale di Cristo, raffigurato come sole di giustizia. È un portale di luce che, al tramonto, si infiamma con i colori del cielo, creando un’atmosfera di rara e mistica suggestione. L’interno, a tre navate, sebbene più volte rimaneggiato, conserva un’atmosfera solenne, con un pregevole soffitto in legno dipinto e cappelle laterali che custodiscono opere d’arte di varie epoche.

Scendendo dalla quiete sacra della cattedrale, si approda al centro nevralgico della vita pubblica: la scenografica Piazza della Libertà. È qui che la città si apre, si mostra in tutta la sua eleganza ottocentesca, fungendo da cerniera tra il borgo antico e la città moderna. Lo spazio è dominato dalla guglia barocca di Sant’Oronzo, un’opera d’arte a cielo aperto che svetta per oltre venti metri con un’esuberanza di volute, putti e decorazioni. Questa colonna non è un semplice monumento, ma un ex voto in pietra, l’eterno e plateale ringraziamento di un’intera comunità al suo santo patrono per averla protetta dalla terribile pestilenza del 1657. La sua ricchezza decorativa contrasta con la composta classicità del Palazzo Municipale, un tempo sede di un convento francescano, e con la facciata della Chiesa di San Francesco d’Assisi.
Concedersi un gelato o un caffè in questa piazza significa osservare il fluire della vita ostunese, unendo la contemplazione della storia alla vibrante energia del presente in un unico, indimenticabile quadro. Questo luogo è il punto di partenza ideale per chiunque si chieda cosa vedere a Ostuni, poiché racchiude in sé l’anima religiosa, civile e sociale della Città Bianca.

Alle radici del tempo: un incontro con la Donna di Ostuni

Un viaggio a Ostuni offre anche la possibilità di compiere un incredibile salto all’indietro nel tempo, fino alle radici più remote della presenza umana in questa terra. Questo incontro con la preistoria, carico di emozione e significato, avviene presso il Museo di Civiltà Preclassiche della Murgia Meridionale. Allestito nei suggestivi e austeri spazi di un ex monastero carmelitano, il museo custodisce un tesoro di inestimabile valore: i resti della “Donna di Ostuni”. Ritrovata nel 1991 in una grotta poco distante, la sepoltura di “Delia”, come è stata affettuosamente soprannominata, ha commosso il mondo intero: si tratta dello scheletro di una giovane donna di circa vent’anni, vissuta 28.000 anni fa nel Paleolitico superiore, morta al termine della gravidanza. Lo scheletro, ritrovato in posizione rannicchiata, quasi a proteggere la piccola vita che portava in grembo, conserva al suo interno i resti ossei del feto. La cura della sepoltura, il capo adornato da una cuffia di conchiglie e denti di cavallo, parlano di un pensiero simbolico complesso, di ritualità e di un profondo senso della spiritualità. Trovarsi di fronte a questa antichissima madre, separati da un abisso di millenni, è un’esperienza che genera una profonda connessione con la storia universale dell’umanità e dell’amore materno. Per completare questa immersione nel passato, una visita al Parco Archeologico e Naturale di Santa Maria di Agnano, luogo del ritrovamento, permette di connettersi con il paesaggio e l’ambiente che furono la culla di questa straordinaria testimonianza.

Tra le onde e gli ulivi

La magia di Ostuni risiede anche e soprattutto nella sua posizione privilegiata, un magnifico balcone affacciato su due mondi che definiscono l’anima della Puglia. Da un lato il blu cangiante del Mar Adriatico mentre, dall’altro, il verde argenteo della Valle d’Itria. La Marina di Ostuni, a pochi chilometri dal centro storico, offre un litorale di diciassette chilometri premiato più volte con la prestigiosa Bandiera Blu, simbolo di acque pulite e servizi di qualità. Qui il paesaggio costiero è un susseguirsi di ecosistemi diversi: lunghe spiagge di sabbia dorata, ideali per le famiglie, si alternano a calette rocciose bagnate da un’acqua trasparente e a riserve naturali protette, come il Parco delle Dune Costiere, dove la macchia mediterranea cresce rigogliosa e profumata.

Volgendo le spalle al mare, ci si immerge in un paesaggio altrettanto iconico, quasi sacro: la Piana degli Ulivi Monumentali. Qui, un mare verde di chiome argentate si estende a perdita d’occhio, un patrimonio paesaggistico e culturale di valore inestimabile. Gli ulivi di questa zona non sono semplici alberi, ma sculture viventi, patriarchi con tronchi nodosi e contorti che sembrano narrare storie secolari. In questo scenario senza tempo sorgono le masserie, le antiche fattorie fortificate che un tempo erano il cuore pulsante della vita agricola e baluardi difensivi. Oggi, molte di queste imponenti strutture, con le loro mura bianche, le torri di avvistamento e le corti interne, sono state sapientemente recuperate e trasformate in hotel di charme, resort di lusso e ristoranti d’eccellenza, dove è possibile vivere un’esperienza di ospitalità autentica e raffinata.

Ostuni è molto più di una semplice destinazione, è un’esperienza totale da vivere con tutti i sensi, una città che chiede di essere scoperta lentamente, passo dopo passo, rivelando a ogni angolo una nuova meraviglia.

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